Organo di Domenico Cacioli (1687), con aggiunte di Paolino Bertolucci (1854), Pietro Paoli (1877) e Filippo III Tronci (1903). (scheda tecnica)
Nella sua "Storia della musica in Lucca" stampata nel 1870 Luigi Nerici si sofferma in modo particolare a descrivere l'organo della chiesa di S. Pietro Somaldi, ascrivendone la paternità al lucchese Domenico Cacioli ed individuando l’anno di costruzione nel 1687.
In una recente pubblicazione sugli organi e organisti della cattedrale di Lucca si vorrebbe invece attribuire questo strumento addirittura ai celebri organari lucchesi Cosimo ed Andrea Ravani (prima metà del XVII sec.); la mancanza di corretti riferimenti archivistici ci obbliga però a dubitare di questa pur allettante ipotesi in attesa di dati più attendibili.
L’altissima qualità del materiale seicentesco superstite, individuabile soprattutto nei registri di Flauto, Voce Umana e nel Ripieno, reca comunque grande onore alla scuola organaria lucchese, quale ne sia l’autore.
L’organo è stato oggetto nel corso dei secoli di alcuni interventi di ampliamento tra i quali ricordiamo quello di Paolino Bertolucci, che nel 1854 aggiunse tra l'altro gli attuali registri Trombe Basse e Soprane e Voce Angelica, e quello del pistoiese Filippo Tronci, che agli inizi del XX secolo rinnovò completamente la fisionomia dello strumento, conservando tuttavia gran parte del materiale preesistente.
Proprio nel periodo immediatamente precedente all'intervento Tronci l'organo fu suonato dal giovane Giacomo Puccini che tornò a visitare lo strumento dopo il restauro (primi anni del '900) lasciando la sua firma sul nuovo somiere.
L'organo è stato restaurato da Glauco Ghilardi nel pieno rispetto della situazione successiva all'intervento Tronci
Michelangelo Crudeli è senza dubbio il costruttore di organi più prolifico di tutta la seconda metà del Settecento per quanto concerne la scuola lucchese e la sua attività è documentata in gran parte della Toscana.
Nato ad Amelia (Terni) nel 1728 si trasferì in segito a Lucca attorno al 1754 per dissidi col padre, anch'egli organaro, e si conquistò ben presto una ottima reputazione, a giudicare soprattutto dal numero di commissioni che gli vennero da tutta la lucchesia, da Prato e Firenze.
Nelle linee generali gli strumenti di Michelangelo Crudeli si avvicinano in maniera sorprendente alle opere di Bartolomeo Stefanini (1660 -1734), attivo quasi un secolo prima, il tramite per l'assimilazione di questo modello, che fa di Crudeli a pieno diritto un esponente della scuola lucchese, fu certamente Jacopo Stefanini, figlio di Bartolomeo, di cui Crudeli fu ospite per qualche tempo al suo arrivo a Lucca.
Gli strumenti Crudeli sono contraddistinti da un tenace legame con il passato e una palese diffidenza verso le innovazioni introdotte dalla scuola Pistoiese per quanto riguarda l'introduzione di registri ad ancia di ispirazione fiamminga come Trombe, Mosetto, etc.
Se in questo Michelangelo Crudeli si dimostra estremamente conservatore (nessuno dei suoi organi sembrerebbe aver posseduto registri ad ancia, nel caso di S.Filippo le Trombe furono aggiunte da Paolino Bertolucci) nel campo dei registri di Flauto e dei Cornetti i suoi strumenti riservano invece più di una sorpresa.
L'organo di S.Filippo possiede ad esempio un registro
di cornetto a due file separate esteso a tutta la tastiera (mentre esso
è solitamente riservato alla metà superiore).
Altri strumenti possiedono registri pressochè
unici ( S. Caterina a S.Miniato: un Flauto in Quinta di 5 1/3 in un organo
di base 8') che non sembrano avere altro riscontro nella tradizione italiana.